Per preparare un buon metal-supergroup aggiungere un pizzico di Sonata Arctica, due cucchiai di Nightwish (anche Tarot va bene), una spruzzata di Terasbetoni e, infine, mantecare il tutto con del buon Charon. Ed ecco bello e pronto il metal-supergroup dei sogni, un dream- team che annovera nei suoi ranghi “mostri sacri” del calibro di Tony Kakko, Marco Hietala, Jarkko Ahola e Juha-Pekka Leppaluoto.
Deliri culinari a parte, lo schema con cui è stato prodotto “Reborn”, album di debutto, è estremamente lineare ma efficace al tempo stesso. Basta prendere brani di grande successo degli anni ’80, aggiungere dei tipici riff metal ed accompagnare il tutto con imponenti orchestrazioni. Il risultato è un prodotto in cui le tracce assomigliano solo vagamente alle originali ed in cui i quattro finnici hanno aggiunto molta farina del loro sacco.
Sin dall’inizio i “Re del Nord” dimostrano di fare sul serio, dato che la traccia di apertura è il successone mondiale “Don’t Stop Believing” (nell’album riportato senza la “g”) della rock-band americana “Journey”. Per dare un indizio sulla globalità del pezzo, basti pensare che è apparso nelle colonne sonore di molte produzioni cinematografiche, a partire dalla serie “Soprano”, passando per il film “Monster” (con la bellissima Charlize Theron), per finire con gli irreverenti “South Park” e “Scrubs”. Il remake parte con una breve intro di tastiera, per poi divenire via via un crescendo di galoppanti riff ed orchestrazioni.
Si prosegue con un pezzo che tutti i trentenni (o quasi come il sottoscritto) ricorderanno alla perfezione, visto che era cantato da un’icona del rock aggressivo anni ’80. Parliamo della la potente “We Don’t Need Another Hero” cantata dalla leonina Tina Turner. Qui è da apprezzare il basso in apertura ed i meravigliosi intrecci vocali, tra i quali emerge l’inconfondibile ugola di Marco Hietala.
Tra le trasformazioni più interessanti, ci sono, senza dubbio, “Broken Wings” (cover di Mr. Mister) in cui la band è riuscita a risvegliare una mielosa ballata grazie a corpose venature symphonic-metal ed “Ashes To Ashes” (versione originale di Sua Maestà David Bowie) sulla quale è stato fatto cadere un mantello a tinte prettamente dark.
Meraviglioso, a mio avviso, il rifacimento di “I Just Died In Your Arms” dei Cutting Crew: leggera l’intro strumentale, da brividi l’interpretazione vocale, struggenti le chitarre. E’ un grande esempio di come poter arricchire una ballata e renderla incredibilmente più bella dell’originale. Da riascoltare in loop un numero indefinito di volte.... Chapeau.
Un grande lavoro di orchestrazioni ci viene offerto per “Sledgehammer” di Peter Gabriel che è una delle tracce dove si dimostra più importante l’intervento del quartetto.
Gli unici due nei del lavoro sono, a mio avviso, “In The Air Tonight” di Phil Collins, che è un po’ troppo tardiva nel decollare e “Creep” dei Radiohead stranamente “anonima” e dai toni eccessivamente decadenti. Per quest’ultima traccia mi sarei aspettato una versione decisamente più energica.
Dopo queste due piccole defaillance, la band torna ai livelli che le si addicono, offrendo due ottimi remake: “Hello” (Lionel Richie) ballata ben movimentata, per la quale valgono le stesse considerazioni espresse per “Broken Wings” e “Brothers In Arms” (Dire Straits), in cui i quattro finnici sono riusciti ad accrescere la vena melanconica del brano originale, apportando delle corpose orchestrazioni.
In definitiva, “Reborn” è un ottimo cover-album, dietro al quale si riesce ad intuire lo straordinario lavoro svolto dal team. Credo che molte cover-band dovrebbero prenderlo ad esempio e capire che riproporre vecchi successi non significa presentarli clonando l’originale nota per nota, ma aggiungere del proprio, ed essere disposti, se necessario, a stravolgerne il mood.
(Luca –“Gothic Sensation”/Fonte: VeroRock)
Amo questi ragazzi,uno ad uno....
Una bellissima trovata.
La canzone che preferisco è "Rebel yell" cantata magistralmente dal leppaluoto **
